La continuità operativa considera i mezzi tecnici impiegati nei procedimenti aziendali/amministrativi come strumenti per l’erogazione dei servizi ed estende la sua sfera di interesse alle tematiche più generali di natura organizzativa.

Il funzionamento di un sistema informatico può essere compromesso da diverse cause:
  1. errori di progettazione, di configurazione o di esercizio dei diversi sistemi hardware e prodotti software che costituiscono il sistema;

  2. eventi di tipo accidentale o malevolo, in grado di interrompere i servizi per un periodo di tempo limitato (minuti - ore);

  3. danni dovuti a cause impreviste, difficilmente fronteggiabili, che possono comportare l’indisponibilità delle funzioni informatiche per un periodo di tempo più consistente (giorni - mesi).

È prassi normale classificare in modo diverso le relative problematiche:

  • la gestione dei problemi di tipo 1. rientra nel tema della qualità dei prodotti e dei servizi informatici;
  • gli eventi di tipo 2. sono normalmente trattati nell’ambito delle attività relative alla sicurezza informatica;
  • i casi di cui al punto 3. afferiscono invece alle discipline comunemente note come disaster recovery.

Sia gli eventi di tipo 2., sia gli eventi di tipo 3., poi, possono essere riferiti alle tematiche della business continuity. La continuità operativa si propone di trattare le casistiche sopra citate in modo unitario, partendo dal presupposto che tutti questi eventi straordinari possano essere affrontati e risolti con soluzioni integrate. Occorre comunque osservare che, tra gli eventi elencati, sussiste una differenza di cui si deve tener conto nello studio e nella realizzazione delle soluzioni e che ne può condizionare l’efficacia:

  • gli eventi di tipo calamitoso si manifestano subito nella loro gravità e dunque richiedono senz’altro l’avvio delle procedure di emergenza;
  • i problemi di qualità e di sicurezza si manifestano invece inizialmente come problemi ordinari e solo a seguito di ripetuti insuccessi delle procedure abituali di recupero assumono la consistenza dei problemi di continuità operativa. Ciò comporta la necessità di stabilire, volta per volta, se sia il caso o meno di avviare le procedure di continuità operativa e questa decisione sarà tanto più critica quanto maggiori saranno i costi per l’avvio delle procedure di emergenza ed il rientro alla normalità.
Il calcolo dei benefici di una soluzione di continuità operativa per l'Azienda/Ente, cioè il calcolo dei minori oneri sostenuti in situazioni di emergenza, deve prendere a riferimento gli utenti a cui i servizi sono destinati. I costi del disservizio vanno sempre valutati tenendo conto delle perdite per gli utenti che correntemente utilizzano i servizi dell’Azienda/Ente; a questi occorre aggiungere i maggiori costi causati dal disservizio, come quelli per il recupero del lavoro perso o per mancati o ritardati introiti. I costi del disservizio sono, dunque, suddivisibili in:
  • perdita di produttività per gli utenti finali;
  • perdita di produttività per l’azienda/Ente;
  • mancati o ritardati introiti.
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